I LAVORI DEL FORTUM
C’è un’Italia che non aspetta. Che lavora, innova e trasforma. Che guarda alla sostenibilità non come una bandiera ideologica, ma una forma di responsabilità quotidiana, concreta, una leva competitiva fondata su valori antichi e una visione nuova del futuro. È l’Italia delle piccole imprese che si è ritrovata il 5 e 6 giugno, a Roma, all’Auditorium Antonianum per la terza edizione del Forum sulla Sostenibilità di Confartigianato. Due giornate dense di contenuti e di confronto, che hanno riunito oltre 200 rappresentanti del Sistema Confederale all’evento, coinciso simbolicamente con la Giornata Mondiale dell’Ambiente, con il quale Confartigianato ha rilanciato l’impegno per guidare le imprese nella transizione ecologica e nella responsabilità ambientale. Ad aprire i lavori lo spettacolo teatrale “Non si butta via niente”, scritto da Gianni Clementi e interpretato da Emanuela Rossi e Claudio Totino, che, nel ripercorrere l’evoluzione sociale ed economica dell’Italia dal ‘900 ad oggi e raccontando il nostro rapporto con il consumo e il valore degli oggetti, ha introdotto il tema della sostenibilità che il Presidente di Confartigianato Marco Granelli ha calato nell’attualità del ruolo che le micro e piccole imprese sono chiamate a giocare. “La sostenibilità – ha dichiarato – è un atto di consapevolezza e di responsabilità. L’artigiano sa che ogni materiale ha un valore. Ogni oggetto ben fatto dura nel tempo. E ciò che dura ci restituisce identità e memoria”. Un elogio alla “sostenibilità di tutti i giorni”, fatta di piccoli gesti e grandi responsabilità. “Noi – ha detto Granelli – la sostenibilità ce l’abbiamo nel DNA, anche se non l’abbiamo sempre chiamata così. Viviamo in un’epoca in cui nulla può più essere sprecato: acqua, energia, materia, suolo. Chi crea con le mani lo sa da sempre. Ogni materiale ha un valore, ogni processo può essere ottimizzato, ogni prodotto deve durare”, ha sottolineato. Granelli ha evocato la “cultura del riuso”, la capacità di dare valore al tempo e agli oggetti, non come nostalgia del passato ma come forma di intelligenza produttiva. “Preservare il valore delle cose – ha aggiunto – è un tratto distintivo della cultura artigiana. Sostenibilità significa anche questo: rispettare ciò che ci circonda, curare ciò che abbiamo, prolungare la vita utile degli oggetti. Una forma di amore per il lavoro ben fatto e per il mondo che ci ospita”. “Il futuro non appartiene a chi produce di più, ma a chi produce meglio”, ha affermato Granelli. E per “meglio” si intende qualità, durata, rispetto delle risorse, formazione, relazione tra tradizione e innovazione. “È il tempo del fare consapevole. E noi siamo pronti a fare la nostra parte”. Un messaggio netto anche sul fronte del dibattito pubblico: “Per noi sostenibilità significa competitività. Non subiamo la transizione: vogliamo guidarla. Oltre le ideologie, oltre gli adempimenti burocratici”.